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Photographie hors sujet (XVII)

Cette semaine, une photographie hors sujet italienne, prise par un Italien, chez lui, à Venise. Luigi Ronda… Venise comme dans un rêve. De toute façon, Venise est un rêve.

« C’è la Venezia dei Giapponesi con le macchinette al collo e dei turisti italiani caciaroni e pacchiani con gli smisurati occhiali da sole anche d’inverno, quella del percorso obbligato Stazione-Rialto-San Marco che tutti seguono infilandosi come formiche sudate e nervose in un imbuto assurdo e di insulto, dei Pakistani che vendono granaglie per i piccioni o bastoni telescopici per i selfie e non si sa quale commercio sia più grottesco, quella violentata da colori fluo e insegne al neon, da pizzerie che espongono foto innaturali di pizze ancor più innaturali, dei pizzicagnoli che vendono souvenir che stanno oltre, ben oltre il kitsch e il senso della misura.

« Poi c’è l’altra.

« Poi c’è l’altra Venezia, quella che scopri se per un caso di fortuita sorte o di felice misantropia hai l’intuizione di visitare deviando da quel circuito apparentemente obbligato, disegnandoti da solo un nuovo itinerario in quel labirinto incomprensibile di callette e piazzette, a costo di perderti per poi ritrovarti e perderti di nuovo e infine arrivare, arrivare e basta a prescindere, arrivare non sai nemmeno dove per poi di nuovo rimettersi a passeggiare, e scoprire, e meravigliare.

« Eccola.

« E’ la Venezia dei campetti dove i bambini giocano e gli anziani gesticolano e delle stradine silenziose e buie, dove la gente ha facce di mare e gli uomini i baffi bianchi, dove ti fermi per rigenerarti in un bacaro di legno godendo dei cicchetti caldi e del vino frizzante, è la Venezia delle mille pitture e di quel menestrello a Campo San Giacomo, del Tintoretto nascosto in una chiesa sconosciuta e dei ponticelli che uniscono orgogliosi vie, persone e storie.

« Questa Venezia è in bianco e nero ; è la Venezia dove i colori non hanno bisogno del colore. » — Luigi Ronda

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